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Padrone XIII - La prego...

 
Post #1


Padrone XIII - La prego...Prima di quel pomeriggio pensava che non sarebbe più tornata in quel luogo. Invece eccola qui, proprio sotto il palazzo del suo ultimo lavoro.Testa alta e schiena ben dritta mentre nel suo tailleur aderente e scarpe alte precedeva Padrone e gli apriva la porta.?Buon pomeriggio.??Buon pomeriggio a lei.?Sorrise giovialmente alla guardia giurata che non parve riconoscerla, in un certo qual modo la cosa le fece piacere, lei stessa si sentiva diversa, sia nell?aspetto ma soprattutto nell?atteggiamento, quando era vicina a Padrone la sua ansia, il suo bisogno di controllare tutto, semplicemente sparivano e senza quel peso si sentiva libera e profondamente riconoscente. Nel suo ruolo di assistente personale aveva trovato un modo per dimostrare la sua gratitudine, lo accompagnava ovunque, si prendeva cura di Lui fin nei minimi particolari sia dal punto di vista lavorativo che personale.Arrivarono nel suo vecchio ufficio ed andarono direttamente alla stanza del capo, avevano un appuntamento per discutere degli investimenti di Padrone. Il suo vecchio capo all?inizio non la riconobbe, anche perché stava concentrando maggiori attenzioni al cliente importante, mica alla sua segretaria, ma quando si accorse chi era non disse nulla, fece solo un sorrisetto e si misero a lavoro.Finita la riunione, mentre si dirigevano all?ascensore, si sentì chiamare?Rossana? Sei tu??Girandosi vide Claudia, la sua vecchia vicina di cubicolo con un?espressione interrogativa?Ciao Claudia, come stai??e si avvicinò per salutarla.?Tutto bene. Quando prima sei passata non ti avevo riconosciuta? Sei diversa? Stai molto bene?Arrossita per i complimenti si fermò a chiacchierare un poco, anche se non sarebbe mai tornata indietro dalla sua vita attuale, le mancava un poco quel tipo di leggerezza.?Mi è dispiaciuto quando non ti hanno rinnovato il contratto? Ma vedo che hai trovato un buon lavoro??Ammiccando verso Padrone che era arrivato davanti all?ascensore. Si girò in quella direzione e vedendolo così teso capì.?Ciao. Devo andare.?Tagliò corto con Claudia e si incamminò in fretta per ricongiungersi a Padrone. Più si avvicinava e più sentiva l?aura austera che emanava, guardava dritto davanti a sé la porta dell?ascensore, aveva il pugno stretto.?? Scusi??Bisbigliò appena cercando si giustificarsi. Non diede segno di accorgersi di lei, entrò nell?ascensore che intanto era arrivato al loro piano e si fermò rigido al centro della cabina. Si dovette appiattire contro le pareti per entrare anche lei e non sfiorarlo, le sembrava una mina pronta ad esplodere al minimo contatto.Erano soli, l?ascensore stava scendendo.?In ginocchio!?Un ordine, secco e preciso. Lì, in pubblico. Lui che le aveva esplicitamente detto che quando si lavora non si pensa ad altro, ma capiva la sua rabbia e si inginocchiò immediatamente. Davanti a lei c?era il pugno stretto con tanta forza da far sbiancare le articolazioni, era fermo, ma lo sentiva vibrare di rabbia e sapeva di esserne la causa.Guardò in basso iniziandosi a pentire di essersi attardata per parlare con Claudia, se qualcuno fosse entrato nell?ascensore probabilmente, anzi no, sicuramente sarebbe rimasta lì inginocchiata aumentando la sua umiliazione. Arrivarono direttamente al piano terra, dopo che si aprirono le porte Padrone le comandò:?Andiamo!?Era ancora arrabbiato, era ovvio dall?intonazione della sua voce e dal fatto che s**ttò subito in avanti lasciandosela alle spalle. Fece il possibile per raggiungerlo, ma con i tacchi alti era un problema e si ricongiunse a Lui solo davanti alla macchina.Il viaggio fu surreale, il silenzio era oppressivo. Da quando lo aveva deluso non l?aveva ancora guardata, era una situazione straziante per lei. Avrebbe voluto prostrarsi ai suoi piedi, supplicare il perdono con quanta più forza avesse nel corpo ma sapeva che farlo in quel momento, in quel luogo, avrebbe solo peggiorato le cose. Con tutta l?agitazione che covava dentro riuscì a malapena a stare seduta ferma al suo posto.Arrivarono dritti a casa. Di nuovo non l?aspettò e si diresse subito dentro. Le sembrava di non far altro che rincorrerlo per scusarsi senza però riuscire a raggiungerlo. Liberatasi dei tacchi riuscì a correre al piano superiore e lo vide entrare nella sua stanza, quando entrò anche lei lo trovò vicino al letto. Si avvicinò lentamente, per tutto quel tempo aveva pensato solo a raggiungerlo, non aveva ancora deciso cosa gli avrebbe detto. Quando gli fu davanti abbassò gli occhi intimorita e non vide arrivare lo schiaffo. In pieno viso, forte. Si sentì senza forze e cadde sul letto.La guancia le pulsava, sentiva migliaia di aghi conficcarsi nella pelle e bruciare. Piangeva silenziosamente. Le sembrava di morire dal dispiacere, dall?umiliazione di aver meritato uno schiaffo sul viso, solo i singhiozzi la scuotevano dall?immobilità.?Che senso ha essere la mia assistente personale se sono Io che devo aspettare te? Eh?!?Prendendola con forza per un braccio la ruotò mettendola prona sul letto e la bloccò mettendosi sopra di lei. Le faceva paura quella mancanza di cura nei suoi confronti, piangeva e si sentiva soffocare. Sentì le mani di Padrone poggiarsi a metà della schiena e poi un crepitio improvviso della giacca che si squarciava.?Questi vestiti non ti servono se non vuoi fare il tuo lavoro!?e con un altro strappo le aprì anche la camicetta. Le sembrava un a****le inferocito, non sapeva cosa fare, rimase immobile sperando che tutto finisse in fretta. La strattonava con forza, la muoveva come se non avesse peso, le strappò anche la gonna e le calze prima di girarla supina. Non ancora appagato le strappò del tutto i vestiti da dosso, aveva gli occhi iniettati di sangue, non lo riconosceva più.?Sc? Scusi??Le lacrime ed i singhiozzi non si placavano. Era pentita, non lo avrebbe fatto più? Per tutta una vita aveva cercato di costruirsi un posto sicuro e quando Padrone gliel?aveva donato lei semplicemente si era allontanata, senza permesso, dal suo posto vicino a Lui. Sentiva ancora pungerle la guancia e poi i leggeri graffi che le aveva procurato ogni volta che le strappava qualcosa le cominciavano a pulsare.Era nuda, sul letto, con Lui sopra, ma non c?era nulla di erotico in tutto quello, la guardava con disprezzo e lei non faceva altro che piangere ed implorare il perdono. Le si piegò sopra, avvicinandosi al viso, con le mani le raggiunse il collo.?Questo non ti serve più.?Le sussurrò con rabbia. Quando sentì che le stava slacciando il collare le sembrò di impazzire. Con tutta la forza che aveva gli afferrò i polsi cercando di fermarlo?NO! NO! La prego??Cercava di divincolarsi per proteggere il suo collare.?Ferma!?Le si gelò il sangue e diventò una statua. Aveva questo enorme potere su di lei. Tenendola bloccata solo con lo sguardo fisso, con tutta calma le slacciò il collare e tirandolo glielo fece strusciare sulla pelle morbida. Era incapace di qualunque pensiero, si sentiva svuotata, un contenitore vuoto. Quando non lo vide più nella stanza andò nel panico, s**ttò in piedi e corse in corridoio per vederlo entrare nella Sua stanza da letto. Corse da lui, nuda com?era, facendo rumore con i calcagni sul parquet ma arrivò troppo tardi, aveva già chiuso la porta a chiave.?La prego? Non me lo porti via??non voleva neanche sapere cosa significasse il fatto che si fosse ripreso il collare.?? Mi dia un?altra possibilità??Batteva con forza i pugni sulla porta, urlava disperata, ma da dentro la stanza non sentì alcun suono, come se non ci fosse nessuno, ma lo aveva visto entrare proprio lì.Per ore intere cercò di farsi aprire, promettendo di tutto, chiedendolo con forza o con più calma. Quando semplicemente finì le energie si accovacciò davanti la porta e si addormentò.Quando si risvegliò si ritrovò nel suo letto? quello a baldacchino nella villa di Padrone. Si sentiva spossata e quando provò a tirarsi su si accorse di essere senza forze e di avere dolore ovunque.?Riposati ancora.?La Sua voce era calma, finalmente. So girò verso di Lui e gli sorrise.?La scorsa notte hai preso troppo freddo ed ora hai la febbre alta. Riposati.?Si era avvicinato e si era seduto sul letto. Lo guardava con le lacrime agli occhi, non capiva ancora bene cosa fosse successo, ma era sicura di non essersi scusata abbastanza. Distolse lo sguardo un attimo per vergogna, sul comodino vide il suo collare. Cercò di afferrarlo ma Padrone la precedette.?Lascia, te lo metto io.?Il cuore le si scaldò di felicità, non aveva parole. Poco dopo aver indossato il collare si sentì nuovamente debole e pian piano si addormentò di nuovo.Potete trovare il seguito di questa storia e gli altri miei racconti sulla mia pagina de "I racconti di Milu"
05-31-2021, at 01:21 AM
Alýntý
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